Pozzuoli

Domani lo scrittore Faruk Šehić a Pozzuoli

Faruk Šehić a pozzuoli da phlaegrea

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Martedì 22 novembre ore 18:30 da Phlegraea in c.so della Repubblica 114 a Pozzuoli, in collaborazione con la Casa della Poesia di Baronissi ci sarà un incontro con il poeta e scrittore Faruk Šehić per la presentazione di Tre fiumi ed un continente.

Chi è Faruk Šehić?

Faruk Šehić, scrittore, poeta e giornalista bosniaco, è nato a Bihać nel 1970 ed è cresciuto a Bosanska Krupa.

Ha studiato veterinaria a Zagabria fino allo scoppio della guerra in Bosnia, nel 1992, quando a 22 anni si è arruolato nell’esercito della Bosnia ed Erzegovina. Durante il conflitto è stato comandante di un’unità di centotrenta soldati ed è stato ferito gravemente a un piede.

Una antologia di poesia europea del novecento trafugata in una casa croata è stata per l’autore la compagnia proficua nei momenti di riposo. Le poesie di Cendrars e Ungaretti hanno rappresentato una prospettiva di sopravvivenza.

Dopo la guerra ha studiato Letteratura all’Università di Sarajevo. Lavora come giornalista per il settimanale BH Dani. Ha pubblicato le raccolte poetiche “Poesie in divenire” (Pjesme u nastajanju, Sarajevo 2000), “Hit depot” (Sarajevo 2003), “Transsarajevo” (Zagabria 2006) e “I miei fiumi” (Moje rijeke, Sarajevo 2014) che ha ricevuto il Premio Risto Ratković e il Premio Annuale dell’Associazione degli Scrittori di Bosnia ed Erzegovina.

Come prosatore ha scritto i racconti “Sotto pressione” (Pod pritiskom, Sarajevo-Zagabria 2004) vincitore del Premio Zoro Verlag, il romanzo “Il mio fiume” (Knjiga o Uni, Sarajevo 2011) vincitore del Premio Meša Selimović nel 2012 e del Premio dell’Unione Europea per la Letteratura nel 2013, “Racconti a orologeria” (Priče sa satnim mehanizmom, Zagabria 2018) e il romanzo “Greta” (Sarajevo 2021). In italiano è uscito il romanzo “Il mio fiume” e “Racconti ad orologeria” (Mimesis), la raccolta di poesie “Ritorno alla natura” (LietoColle 2019) che ha vinto il Premio Internazionale Camaiore-Francesco Belluomini. I suoi libri sono tradotti in turco, sloveno, ungherese, macedone, polacco, bulgaro, tedesco, inglese, italiano, spagnolo, olandese, arabo, rumeno e francese. 

Il libro Tre fiumi ed un continente

“La Drina non è un fiume ma un memoriale fluido”.

Faruk Šehić è il poeta dei fiumi. Questa sua nuova intensa raccolta poetica nasce sotto il segno di Ungaretti, in epigrafe (“I fiumi”), e di una lettera di Hemingway a F. Scott Fitzgerald sullo scrivere come unico imperativo perché “solo nel canto è possibile far rivivere i morti”.

Ogni ciclo di questa raccolta è dedicato a un fiume: Loira, Sprea, Drina, e si chiude con l’ultimo ciclo “Oltre il fiume”. Il soggetto lirico di Tre fiumi e un continente registra i moti dello spirito e le leggi del mondo con i suoi crimini, ingiustizie, disgrazie di cui l’Uomo è sempre responsabile. L’eco della sconfitta, dell’esperienza della guerra, permea l’intera raccolta.

Le poesie di Šehić, legate soprattutto alla guerra in Bosnia, sorgono come una rivolta e necessità di testimoniare il male umano in generale, la storia del disonore della nostra civiltà del XX secolo.

Di fronte all’orrore della guerra, alle sue macerie, all’impossibilità di poter cambiare le cose o di una vita normale nelle nuove “nazioni difettose e staterelli immaturi”, il soggetto lirico ha la necessità di “fuggire da Sarajevo”, di “autospedirsi” a Berlino o di andare a trovarsi là dove acque dolci e salate si mescolano, attenuando ciascuna la propria forza.

Incessantemente i pensieri scorrono, si rimescolano, si fondono in questi componimenti e ci trascinano come un torrente, un fiume.

Sono versi densi quelli di Šehić, in cui si pongono domande continue, inesauribili: cos’è la Bosnia, cos’è la patria, la guerra, la poesia, cos’è l’uomo davanti all’ “onnipotente e strabiliante natura”.

In un approdo polemico all’antropocentrismo, nella poesia “Il giudizio universale delle formiche”, la sua risposta è semplice: “nasciamo come vermi, ci rintaniamo come topi di campagna / Così anche moriamo in modo inglorioso, istintivo / La guerra è biologia, catena alimentare, i più grandi mangiano i più piccoli / Se ti mangiano non ci sei più / E questa è tutta la verità”.

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